ll 2016 registra un’inversione di tendenza per i prezzi dei farmaci, che calano rispetto all’anno precedente, segnando una crescita del 5% rispetto al 7,8% del 2015. È il risultato di un’analisi condotta da Deutsche Bank, che motiva questa decrescita con la risposta negativa ottenuta dalle aziende farmaceutiche in materia di aumento dei prezzi dei loro farmaci. Caso paradigmatico per gli analisti è quello di Valeant e del suo “significativo cambio di atteggiamento sulla questione prezzo che rappresenta un fattore chiave determinante”.
Se infatti si guarda il listino prezzi dell’azienda, la crescita registrata da gennaio ad aprile 2016 è stata dell’1,2%, rispetto al 25,8% nello stesso periodo dell’anno precedente. Un dato che, in occasione di un’audizione al Senato USA, l’investitore Bill Ackman, membro del board di Valeant ha spiegato come l’applicazione di una politica di responsabilità sociale dell’azienda nell’ambito dei prezzi dei suoi farmaci”.
Valeant aveva di recente annunciato la nomina di un comitato interno, guidato dal CEO Joseph Papa, per la revisione dei prezzi. Punto di partenza l’analisi di Nitropress e Isuprel, i cui prezzi erano stato alzati rispettivamente del 212% e del 525% . “Abbiamo commesso degli errori in passato – è stato il commento del CEO – che ora vogliamo risolvere per assicurare che non si ripetano. Grazie a questo nuovo comitato adotteremo un approccio disciplinato di verifica dei prezzi prendendo in considerazione anche l’impatto sui pazienti, sui medici e sui nostri partner del settore”.
Le altre situazioni
Ma quello di Valeant, non è l’unico caso. Il decremento dei dei prezzi nel 2016 riguarda anche altre big pharma, tra cui anche Allergan (6,9% nel 2016 vs 7,9% nel 2015) e Teva Pharmaceutical Industries ( 7.2% vs l’8.3% dell’anno scorso). Bassa, ma con un impatto minore, anche la flessione dei prezzi per AbbVie (2,2 vs 2,3%), Eli Lilly e per Merck.
BMS e Pfizer in controtendenza
La questione cambia aspetto se invece si guarda ai listini di Bristol-Myers Squibb e di Pfizer, che hanno registrato una crescita in positivo tra il 2015 e il 2016, con percentuali rispettivamente del 3.3% contro il 3.1% nel 2015 per BMS, e del 9,2% rispetto all’8.5% 2015 per Pfizer.
A chiusura del report, arriva una precisazione arriva dagli analisti di Deutsche Bank. “L’analisi – spiegano – è stata condotta basandosi sul listino prezzi delle aziende, ma senza tener conto di eventuali sconti o riduzioni che si applicano nella fase finale della decisione sul prezzo di un farmaco; e senza valutare quanto sia dipesa dalle aziende stesse la crescita dei prezzi registrata nel passato, o come un diverso atteggiamento verso la politica dei prezzi possa influenzarne la crescita in futuro”, specificando infine che “non avrebbero portato avanti alcuna stock call sulla base dei risultati dell’analisi condotta”.